Venerdì 5 settembre all’Aurum di Pescara va in scena Esuli, spettacolo dedicato all’esodo istriano, fiumano e dalmata. Un viaggio teatrale tra storia, testimonianze e musica per restituire dignità alle vittime delle foibe e riflettere sull’umanità perduta. Il regista Latagliata: “Una tragedia è tale, indipendentemente dalla parte della storia da cui si guarda”
PESCARA – Un palcoscenico, tre voci, una memoria da custodire. Stasera, venerdì 5 settembre alle ore 21.30, nell’ambito della settima edizione del Festival Dannunziano, l’Aurum di Pescara ospita Esuli – racconti istriani, fiumani e dalmati, uno spettacolo che intreccia drammaturgia, musica e narrazione storica per dare voce a una delle pagine più dolorose e complesse del Novecento italiano: l’esodo dalle terre del confine orientale e la tragedia delle foibe.
Promosso dalla Presidenza del Consiglio regionale con il sostegno della Fondazione Crea, del Comune di Pescara e del Ministero del Turismo, lo spettacolo porta in scena Eleonora Iacobone (anche autrice della drammaturgia), Alessandro Cantalini e Luna Costantini al pianoforte. La consulenza storica è affidata a Francesco Fagnani, mentre la supervisione artistica è di Raffaele Latagliata.
“Parlare di esuli – spiega Latagliata – è sicuramente molto divisivo, molto delicato e complesso, perché forse è uno dei casi in cui la propaganda, le fake news, i diversi modi di vedere, di dare punti di vista diversi, hanno creato veramente un ginepraio di informazioni nelle quali non è stato facile districarsi. Abbiamo cercato di essere oggettivi e di ridare voce alle persone che hanno subito questo esodo, di concentrare la nostra attenzione sull’opportunità che viene data loro di raccontare quello che hanno vissuto, perché una tragedia è tale indipendentemente dalla parte della storia dalla quale si è”.
Lo spettacolo si muove tra testimonianze dirette, ambientazioni evocative e interventi storici che inquadrano il contesto geografico e politico dell’epoca. La musica accompagna e amplifica l’emozione, mentre le parole degli esuli – “scappiamo dalla miseria”, “non potevamo restare”, “dovevamo abbandonare tutto” – risuonano con inquietante attualità.
“Lo scopo del teatro – aggiunge il regista – è quello di riuscire a suggerire, ad evocare nello spettatore delle situazioni, un’emozione per indurlo a riflettere. C’è una battuta che noi sottolineiamo perché dà proprio il senso di quello che stiamo facendo: ‘quello che è accaduto non era umano e l’umanità, se la perdiamo, fa spazio all’orrore’. Agli orrori che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo anche in questi giorni”.
Con la Legge n. 92 del 30 marzo 2004, la Repubblica Italiana ha istituito il 10 febbraio come “Giorno del Ricordo”, per commemorare le vittime delle foibe e l’esodo degli italiani dalle terre dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. Esuli si inserisce in questo solco, come atto teatrale e civile, per rinnovare la memoria e trasmetterla alle generazioni future. Un omaggio al coraggio di chi ha saputo ricostruire la propria vita senza rinunciare alla propria identità. Un invito, oggi più che mai, a non dimenticare.