Canoni balneari, Padovano (Sib): “Sei milioni dalle spiagge abruzzesi, ma i comuni restano senza risorse”

28 Agosto 2025
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Il presidente della Sib, Riccardo Padovano, propone di destinare gli incassi dei canoni delle concessioni balneari ai Comuni

Il presidente del Sindacato Italiano Balneari e Confcommercio Pescara, Riccardo Padovano, propone di destinare ai comuni gli introiti delle concessioni balneari. “Lo Stato incassa, i territori gestiscono i problemi. Serve una riforma che leghi i ricavi alle esigenze locali”

PESCARA – Sei milioni di euro l’anno dalle spiagge abruzzesi, di cui un milione e mezzo solo da quelle di Pescara. È il gettito che lo Stato incassa dai canoni delle concessioni balneari, mentre i comuni, secondo Riccardo Padovano, presidente del Sib-Confcommercio Abruzzo e della Confcommercio Pescara, restano a gestire le criticità senza risorse adeguate.

“Lo Stato incassa sei milioni di euro l’anno dai canoni delle spiagge abruzzesi e circa 1,5 milioni per la sola Pescara: soldi che, invece, dovrebbero andare ai comuni”, denuncia Padovano, rilanciando una proposta che punta a vincolare gli introiti delle concessioni ai territori di riferimento.

La riflessione arriva a margine di una stagione estiva segnata da forti oscillazioni: luglio ha registrato un calo significativo di presenze turistiche, in linea con il trend nazionale, mentre agosto ha visto una ripresa, con numeri paragonabili a quelli dello scorso anno. Ma per Padovano, il vero nodo resta la gestione delle spiagge, in particolare quelle libere.

“Le spiagge libere sono cuscinetti tra un lido privato e l’altro, spesso inaccessibili – afferma – senza risorse adeguate, i comuni non riescono a creare le condizioni minime di accesso e decoro. Mentre cresce il gettito che deriva dalle concessioni dei lidi privati, che finisce nelle casse dello Stato”.

Secondo le stime, sostiene Padovano, nel 2025 il gettito nazionale dalle concessioni balneari potrebbe toccare i 150 milioni di euro, con un incremento del 30% rispetto agli ultimi tre anni. Eppure, i comuni continuano a svolgere il ruolo di “esattori per conto dello Stato”, senza poter reinvestire localmente.

“In alcuni casi si potrebbero anche aumentare i canoni di alcuni concessionari in località particolarmente prestigiose – sostiene Padovano -. Quel che risulta sbagliato è che gli introiti vadano al Governo: dovrebbero essere vincolati ai singoli territori così che i comuni li possano utilizzare per implementare i servizi, creare accessi pubblici, dotare le spiagge libere di servizi igienici, garantire pulizia e sicurezza”.

Un recente studio del Ministero delle Infrastrutture ha rilevato che il 33% delle spiagge italiane è oggetto di concessione. “Un dato che fa riflettere – sottolinea Padovano – chiediamo perché c’è la percezione comune che in Abruzzo, come nel resto del territorio nazionale, ci sia l’assenza di spiagge libere e, soprattutto, perché la maggior parte risultano inaccessibili o completamente prive dei servizi minimi essenziali”.

La proposta di Padovano nasce anche da una constatazione pratica: “Le amministrazioni comunali, ultimi guardiani della costa, restano sole a gestire contenziosi, spiagge libere abbandonate, accessi murati da ville e stabilimenti. Succede anche in Abruzzo”.

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