EGPA 2025, la dottoranda UniTe Chiara Parisse porta a Glasgow la lotta ai discorsi d’odio online

27 Agosto 2025
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Chiara Parisse

Alla EGPA 2025 di Glasgow, è intervenuta oggi la dottoranda dell’UniTe Chiara Parisse, per la lotta ai discorsi d’odio online contro le donne

GLASGOW – È stata inaugurata stamani a Glasgow, nel Regno Unito, la cinquantesima edizione dei lavori del Gruppo Europeo per la Pubblica Amministrazione (European Group for Public Administration – EGPA 2025). Pensata per promuovere lo scambio di pratiche virtuose nell’ambito delle pubbliche amministrazioni europee e ospitata dall’Università di Glasgow, la conferenza porterà nella città scozzese centinaia di accademici ed esperti della PA, per un susseguirsi di interventi e simposi fino a venerdì 29 agosto, giornata di chiusura dell’evento.

Tra gli interventi principali di questo pomeriggio, spicca quello della giovane esperta di diritto della pubblica amministrazione, la dottoranda dell’Università di Teramo Chiara Alberta Parisse, dedicato alla prevenzione dei discorsi di odio online contro le donne dal punto di vista legislativo.

“Sono abbastanza emozionata, perché si tratta di un evento di grande rilievo internazionale nell’ambito della pubblica amministrazione”, ha dichiarato ad Abruzzo Speciale Parisse ai margini del convegno.

“Il mio intervento è incentrato sul mio progetto di ricerca – ha spiegato Chiara – ovvero sui discorsi di odio online contro le donne, e mi focalizzerò principalmente sulla prevenzione. Per farlo, presenterò un’analisi dal punto di vista legislativo delle principali fonti internazionali ed europee, muovendomi su un confronto tra il panorama italiano e quello francese, per promuovere uno scambio di buone pratiche verso i due paesi”.

Teramana di origine e aquilana di adozione, Parisse ha trent’anni appena compiuti ed è abilitata per l’esercizio della professione di avvocato presso il Foro dell’Aquila. Dopo il diploma di maturità classica presso il Liceo Classico dell’Aquila Domenico Cotugno, Parisse ha cominciato il suo percorso accademico dall’Università degli Studi di Teramo, per poi proseguire con la specializzazione in Diritto e Genere presso l’Università di Trento e tornare all’UniTe per il dottorato. Grazie ai programmi di Erasmus per la promozione degli scambi di studio universitari esteri, Parisse ha esplorato nel corso degli anni gli studi di legge in Polonia prima e poi soprattutto in Francia, presso l’istituto per lo studio delle scienze sociali ‘Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales’.

In merito alla legislazione per la prevenzione dei discorsi di odio contro le donne sul web, di cui il gruppo Facebook ‘Mia Moglie’ è stato un esempio eclatante, “in Italia siamo messi abbastanza male”, come ha detto Parisse.

Secondo l’esperta, infatti, “non ci sono delle previsioni legislative specifiche in materia di discriminazioni di genere verbali online, ma si tratta sempre di ricondurre il discorso d’odio ad altre fattispecie. Ci sono stati dei tentativi di criminalizzare i discorsi d’odio contro le donne, in particolare il ddl Zanna e il ddl Boldrini, quest’ultimo mai esaminato in Parlamento”.

Passaggio chiave nella lotta alle discriminazioni di genere online in generale, e ai di scorsi d’odio contro le donne messi in circolazione su Internet, sarebbe, sempre secondo Parisse, introdurre percorsi educativi appositi.

“Dal punto di vista educativo, e in questo caso soprattutto dell’educazione digitale, dovremmo fare qualche passo in più – ha detto Chiara – Penso che l’educazione digitale si possa combinare anche con quella di genere. L’educazione di genere dovrebbe essere prima di tutto finalmente intrapresa nelle scuole, e poi implementata, anche perché è prevista anche dalla Convenzione di Istanbul, di cui l’Italia fa parte”.

Nel frattempo, la tutela di tutti coloro che hanno subito e continuano a subire attacchi d’odio online, è nelle mani delle associazioni che offrono assistenza. “Ci sono delle reti in Italia molto attive, come la ‘Rete contro l’odio’ e il ‘No hate speech movement Italia’, ma penso che in ogni caso debba essere implementata la collaborazione tra organi statali e cosiddetti ‘trusted flaggers’, ovvero gli enti considerati esperti nell’identificare e segnalare un problema – ha continuato Parisse – perché in Italia ne abbiamo ufficialmente solo due, il ‘Telefono azzurro’ e ‘Argo Business Solutions’. Ritengo ci possa essere una collaborazione maggiore tra la società civile e i ‘trusted flaggers’, in modo tale da individuare subito le persone che usano account per scrivere discorsi d’odio verso le donne e non solo, e poi fare in modo che gli account vengano quantomeno chiusi il prima possibile”.

E ha aggiunto: “È importante iniziare a parlare della violenza di genere online, oggi più che mai facilitata dalle tecnologie. La vita online e quella offline si svolgono ormai in un ‘continuum’. Penso si dovrebbe investire in educazione digitale, differenziando tra le vecchie generazioni e quelle nuove. Inoltre, le ripercussioni fisiche e mentali della violenza di genere online non sono ancora riconosciute in Italia. Ritengo che anche in Italia, come già fatto in Francia con il riconoscimento dell’identità digitale e quindi dei diritti e doveri che ne conseguono, bisogna intraprendere questo tipo di percorsi, e solo attraverso la cultura possiamo cambiare, sostenuti dalle leggi”.

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