Il presidente chiama Regione, ADSU, Comune e Università a un tavolo interistituzionale: tra vincoli normativi, accuse politiche e ipotesi di utilizzo alternativo, il futuro dello studentato resta incerto
CHIETI – L’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale di Chieti (ATER), presieduta da Antonio Tavani, ha indetto una convocazione ufficiale degli enti interessati al futuro della “Casa dello Studente” di via Gran Sasso. L’obiettivo è avviare un confronto strutturato con Regione Abruzzo, ADSU e Università “D’Annunzio”, alla luce delle tensioni politiche e amministrative esplose nelle ultime settimane. La convocazione giunge in un contesto segnato da polemiche e pressioni politiche. Da tempo il presidente Tavani insiste sull’apertura della struttura, ricordando i finanziamenti statali (4,5 milioni), regionali (2,8 milioni) e propri (155mila euro) necessari per la messa a norma dell’edificio. Recentemente, tuttavia, l’ADSU avrebbe lamentato la mancanza di una convenzione scritta con ATER per la gestione dello studentato, neppure dopo l’inaugurazione avvenuta nel febbraio 2024 alla presenza del presidente Marsilio.
La Regione Abruzzo ha ribadito che la destinazione della struttura è vincolata esclusivamente al diritto allo studio e all’ospitalità universitaria, mentre Pd e i Giovani Democratici hanno definito l’azione dell’ATER e della Regione come un “pasticcio del centrodestra”, criticando la ricerca di utilizzi alternativi (come affitti a terzi o foresterie) e lamentando la mancanza di trasparenza e coinvolgimento degli enti locali.Sul fronte pratico, ATER ha delineato le condizioni per un’eventuale gestione alternativa, riservando una porzione di alloggi (18 posti letto su due piani) e richiedendo una fideiussione bancaria o assicurativa come garanzia economica in caso di locazione, ad esempio, al Chieti Calcio. Questo passaggio ha però rallentato le trattative ed acceso il dibattito politico. La convocazione della ATER appare un tentativo di chiarire la posizione di ciascun ente: è necessario definire una governance condivisa e rispettosa delle finalità originali della struttura, evitando che questioni politiche o corporative ne impediscano l’utilizzo previsto.
Inoltre, il confronto punta a chiarire aspetti rilevanti: l’esistenza o meno di una convenzione formale con ADSU; le responsabilità economiche e gestionali; i limiti di utilizzo previsti dalla normativa regionale e dalla destinazione originaria; eventuali soluzioni alternative compatibili dal punto di vista legale e istituzionale. L’incontro convocato potrebbe rappresentare un’occasione per uscire dal torpore decisionale che ha caratterizzato la vicenda, ma tutto dipenderà dalla volontà reale di tutte le parti di trovare un equilibrio tra le esigenze pratiche (gestione, copertura finanziaria) e gli obblighi normativi.