Oltre 7mila persone hanno seguito l’apertura della 731ª Perdonanza Celestiniana: dal rito del Tripode della Pace in Piazza Palazzo al concerto inaugurale a Collemaggio, con Renato Zero e una parata di artisti guidata dal Maestro Leonardo De Amicis
L’AQUILA – La pioggia battente caduta nel tardo pomeriggio di ieri non ha frenato l’entusiasmo né l’attesa: in tanti, oltre 7mila secondo i dati diffusi dagli organizzatori, hanno affollato il centro storico per l’apertura della 731ª Perdonanza Celestiniana, tra il rito dell’accensione del Tripode della Pace e il concerto inaugurale al Teatro del Perdono di Collemaggio.
La cerimonia istituzionale, tornata dopo sedici anni in Piazza Palazzo, davanti a Palazzo Margherita, sede del Comune, divenuto nel tempo simbolo della ricostruzione post-sisma, ha preceduto l’inizio delle celebrazioni. Qui il sindaco Pierluigi Biondi ha acceso il Tripode della Pace con il Fuoco del Morrone, giunto dall’eremo di Sant’Onofrio dopo aver attraversato i luoghi del cammino celestiniano. Le abbondanti precipitazioni hanno costretto a ridurre la scaletta prevista per il rito, ma non ne hanno attenuato il significato né la portata emotiva.
Dopo il momento solenne dell’accensione, l’attenzione si è spostata alla basilica di Collemaggio, dove il Teatro del Perdono ha accolto il pubblico per lo spettacolo “Un Canto per la Rinascita. Nel Tempo del Perdono”. L’inizio è slittato alle 22.30 a causa del maltempo, ma la platea è rimasta, gremita, in attesa dell’evento.
Sul palco si sono alternati Renato Zero, Francesco Gabbani, Alex Britti, Amara, Gaetano Curreri con gli Stadio e Vittoriana De Amicis, accompagnati dall’orchestra del Conservatorio “Casella” e dai cori cittadini. A condurre la serata Lorena Bianchetti, con la partecipazione di Mara Venier, che ha dato voce a testi di grande intensità, assieme agli attori Viola Graziosi e Luca Violini.
“Nel Tempo del Perdono non è soltanto l’apertura della Perdonanza: è un rito collettivo, un abbraccio che intreccia voci, suoni, silenzi e respiri. La musica, in questa notte, diventa preghiera che sale al cielo e insieme radice che affonda nella terra, ponte tra l’intimo e il popolare”, ha affermato il direttore artistico Leonardo De Amicis, che ha poi concluso: “Collemaggio torna a essere la culla di un incontro senza confini, dove arte e spiritualità si riconoscono come parte di un’unica lingua universale. È così che scompaiono le differenze: lavoriamo all’Aquila e per l’Aquila, custodendo un progetto che è insieme laboratorio, memoria e futuro. Una cultura condivisa, che non si possiede ma si dona, perché il perdono – come la musica – diventa di tutti solo quando si offre”.