Nuovo infortunio sul lavoro nel Teramano, Fiom Cgil denuncia: “Precari senza formazione”

21 Agosto 2025
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L’immagine richiama il tema della sicurezza sul lavoro, al centro dei dati diffusi dall’Osservatorio Vega. In Abruzzo si contano 11 vittime nei primi sette mesi del 2025.

Una giovane interinale del settore automotive ferita a un dito mentre usava una spazzolatrice. Il sindacato accusa: “Non si garantiscono sicurezza e controlli adeguati”

TERAMO – Un altro infortunio sul lavoro, che vede protagonista una giovane lavoratrice interinale senza alcuna formazione adeguata, riporta l’attenzione sul tema della sicurezza. A denunciarlo è la Fiom Cgil Abruzzo e Molise, che sottolinea come la vicenda rappresenti l’ennesimo caso di precarietà e mancanza di tutele.

Secondo quanto riferito dal sindacato, nella notte del 20 agosto una lavoratrice, assunta tramite un’agenzia interinale e impiegata in un’azienda metalmeccanica del settore automotive della provincia di Teramo, è rimasta ferita mentre operava su una macchina spazzolatrice, riportando seri danni a un dito della mano. Le dinamiche dell’incidente sono ancora in fase di accertamento, ma resta chiaro il contesto: la giovane era stata assunta da pochi mesi con un contratto a termine e non aveva ricevuto una formazione strutturata, se non quella “sul campo”, direttamente davanti alla macchina.

“È bene ribadirlo – evidenzia la segretaria Natascia Innamorati – il datore di lavoro formale è l’agenzia interinale, ma la responsabilità della formazione sulla salute e sicurezza spetta all’azienda utilizzatrice, cioè l’impresa presso cui la persona presta concretamente la propria attività”.

Nella nota, la Fiom denuncia inoltre la tendenza di molte imprese a considerare la formazione un costo inutile o una perdita di tempo, quando invece rappresenta un diritto fondamentale e, spesso, un vero e proprio salvavita. Critiche vengono mosse anche alle agenzie per il lavoro, che secondo il sindacato raramente esercitano controlli rigorosi: “Sono pagate dalle aziende utilizzatrici – scrive ancora Innamorati – e quindi, salvo eccezioni, evitano di mostrarsi troppo severe per non rischiare di perdere il ‘cliente’, che è l’impresa. Ma in questo meccanismo a pagarne le conseguenze, ancora una volta, è sempre il lavoratore o la lavoratrice”.

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