Un giovane egiziano pestato e rapinato da tre connazionali, tra cui un minorenne, la sera del 14 agosto all’Aquila. I carabinieri hanno arrestato gli aggressori. Il Coordinamento docenti di diritti umani avverte: “Non basta punire, serve prevenzione ed educazione alla legalità”
L’AQUILA – Pugni e calci sul volto, bastonate, minacce e offese. L’ennesima brutale aggressione al terminal bus di Collemaggio si è consumata la sera del 14 agosto, quando un giovane egiziano è stato circondato e picchiato da tre connazionali – tra cui un minorenne – per derubarlo di vestiti, scarpe, un cellulare e pochi spiccioli.
Il ragazzo è stato minacciato con un coltello, accecato dallo spray urticante e colpito anche con un bastone. Soccorso e trasportato in ospedale, i medici gli hanno riscontrato una ferita al volto e diverse contusioni, con una prognosi di dieci giorni. Alcuni testimoni hanno assistito alla scena e dato subito l’allarme: l’intervento dei carabinieri ha permesso di rintracciare e arrestare i tre aggressori – un 21enne, un 18enne e un minorenne – accusati di rapina aggravata e lesioni personali.
L’episodio ha suscitato la condanna del Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani (Cnduu), che parla di “frattura sociale sempre più profonda”. Secondo il presidente Romano Pesavento, la violenza giovanile non nasce all’improvviso ma affonda le radici in povertà educativa, disgregazione familiare e assenza di alternative culturali e sociali. “La repressione, pur necessaria nei casi più gravi, non è sufficiente – sottolinea –. Occorre investire nell’educazione alla legalità e rafforzare gli sportelli psicologici nelle scuole, accessibili anche alle famiglie”.
Il Cnduu lancia infine un appello alle istituzioni perché episodi come quello di Collemaggio non diventino normalità: “Difendere i diritti umani significa prevenire la violenza, costruendo comunità educanti capaci di offrire ai giovani identità, valori e prospettive di crescita”.