Il 38enne albanese, latitante e con documenti falsi, è stato rintracciato a Rovigo. Nel 2024 aveva ridotto in fin di vita un brigadiere durante un colpo in villa
MARTINSICURO – Era la sera del 19 novembre 2024, intorno alle 18:30, quando tre uomini incappucciati fecero irruzione in una villa di Martinsicuro con l’intento di svaligiarla. Non sapevano, però, che all’interno, nella mansarda, si trovava l’anziana madre del proprietario di casa, un Brigadiere Capo dell’Arma in servizio alla Compagnia di Alba Adriatica.
La donna, allarmata dai rumori, chiamò immediatamente il figlio, che si trovava fuori per impegni personali. Il militare rientrò in fretta e, una volta dentro, si trovò faccia a faccia con i ladri. Dopo essersi qualificato come Carabiniere e aver intimato loro di fermarsi, fu aggredito brutalmente. I malviventi lo colpirono con violenza, utilizzando anche gli arnesi da scasso che avevano portato con sé – un piccone, un piede di porco e bastoni – colpendolo ripetutamente al volto e all’addome. Il Brigadiere crollò a terra privo di sensi, mentre i tre si davano alla fuga attraverso le campagne.
Pochi minuti dopo arrivarono sul posto i colleghi e i sanitari del 118. Le condizioni del militare erano gravissime: solo un tempestivo intervento chirurgico all’Ospedale di Giulianova, necessario per fermare una forte emorragia interna e comportante anche l’asportazione della milza, riuscì a salvargli la vita.
Le indagini, complesse e articolate, partirono immediatamente da parte dei Carabinieri della Compagnia di Alba Adriatica e si protrassero senza sosta per nove mesi. Il punto di svolta arrivò con un sopralluogo accurato e il ritrovamento di tracce biologiche sulla scena del crimine, in particolare su una piccola torcia che uno dei rapinatori teneva in bocca mentre cercava di smurare la cassaforte.
L’analisi permise di ottenere il profilo del DNA di uno degli autori, inizialmente non presente nella banca dati nazionale. Ulteriori approfondimenti portarono a identificarlo come un pregiudicato albanese di 38 anni, latitante per reati contro il patrimonio e irreperibile in Italia. Grazie alla collaborazione della polizia albanese, attivata tramite la Direzione Centrale della Polizia Criminale – Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia, si scoprì che l’uomo aveva cambiato generalità per sfuggire all’arresto.
Il 31 luglio 2025 i Carabinieri di Alba Adriatica riuscirono a rintracciarlo a Rovigo, dove fu catturato in esecuzione di un ordine di carcerazione. Gli accertamenti del RIS di Roma confermarono la corrispondenza del suo DNA con quello trovato sulla torcia.
Sulla base di queste prove, l’8 agosto 2025 il GIP del Tribunale di Teramo, su richiesta della Procura, emise un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tentato omicidio e tentata rapina aggravata. L’ordinanza venne notificata la stessa sera al carcere di Rovigo, dove l’albanese era già detenuto.
Nel corso dell’inchiesta, i Carabinieri di Alba Adriatica hanno anche accertato che la rapina faceva parte delle attività di un sodalizio criminale italo-albanese dedito a furti e rapine in abitazione su tutto il territorio nazionale. Hanno poi catturato, il 15 marzo 2025 a Tortoreto, un altro latitante albanese di spicco del gruppo e hanno eseguito, il 28 aprile 2025 sempre a Tortoreto, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre persone (tra cui il latitante arrestato a marzo) per estorsione aggravata ai danni di un imprenditore locale.