Il sindaco: «Non siamo una città insicura, ma servono risposte dal Governo». In arrivo ordinanza contro l’alcol, potenziata videosorveglianza e nuovi agenti in arrivo
TERAMO – La sicurezza torna al centro del dibattito politico e istituzionale a Teramo, dopo gli episodi che negli ultimi giorni hanno riacceso tensioni e preoccupazioni tra i cittadini. Proprio per affrontare la questione, domani pomeriggio si terrà un tavolo in Prefettura, richiesto dal sindaco Gianguido D’Alberto e convocato dal prefetto Fabrizio Stelo, in accordo con la Questura.
Al centro dell’incontro, il tema dell’ordine pubblico e delle strategie di intervento. Ma per il primo cittadino, oltre alla questione reale della sicurezza, c’è un rischio altrettanto concreto: quello di trasmettere una percezione sbagliata. «La percezione della sicurezza è importante – ha dichiarato – ma non dobbiamo dare l’idea di una città insicura».
D’Alberto ha ribadito che i Comuni non hanno competenze dirette in materia di ordine pubblico e immigrazione, ambiti di stretta responsabilità statale. «I sindaci si ritrovano troppo spesso a fare da capri espiatori – ha affermato – per problemi che possono affrontare solo entro i limiti di quanto stiamo già facendo». Ma cosa si sta facendo, esattamente?
Tra le azioni annunciate dal Sindaco, l’adozione nelle prossime ore di un’ordinanza per il divieto di consumo di alcolici in alcune aree della città, ritenuta più efficace rispetto a un’ordinanza anti-bivacco: «Allontani una persona per qualche ora e il giorno dopo te la ritrovi lì».
Quanto agli strumenti in campo, il primo cittadino ha sottolineato il potenziamento della videosorveglianza, con 80 telecamere attive e 14 dedicate alla lettura targhe, come ricordato dal comandante della polizia locale, Franco Zaina. A questo si aggiungono l’incremento della pubblica illuminazione e due nuovi agenti in arrivo nel corpo di polizia municipale.
Ma il nodo, per D’Alberto, resta nella natura stessa degli strumenti a disposizione: «Sono misure amministrative», ha detto, «non risolvono il problema alla radice». Anche perché, ha sottolineato, «i responsabili di certi episodi sono quasi sempre i soliti noti: è la dimostrazione che il sistema è fallimentare, che esiste un vuoto normativo che solo il Governo può colmare».