West Nile, il virus circola anche in Abruzzo: nessun caso di contagio umano ma segnalate positività su uccelli selvatici

25 Luglio 2025
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Il monitoraggio è coordinato dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo, che ha diffuso il secondo bollettino nazionale del 2025. Il virus, trasmesso dalla zanzara comune, può essere pericoloso per anziani e soggetti fragili. Gli esperti raccomandano l’uso di repellenti, l’eliminazione dei ristagni d’acqua e la massima protezione nelle ore serali, quando le zanzare sono più attive

L’AQUILA – Il virus West Nile è già presente in Abruzzo. Lo confermano i dati ufficiali dell’Istituto Superiore di Sanità aggiornati al 24 luglio 2025, che segnalano la circolazione dell’infezione sul territorio abruzzese: nessun contagio in regione ma riscontri del virus in un esemplare di gheppio, un piccolo rapace diffuso anche in aree urbane e rurali, ritrovato positivo in provincia dell’Aquila. Una conferma che colloca anche l’Abruzzo nella mappa nazionale delle regioni in cui il virus ha ripreso a diffondersi, in un quadro che, al momento, resta sotto controllo ma che impone attenzione.

Dall’inizio dell’anno al 23 luglio sono 32 i casi confermati di infezione da West Nile nell’uomo in Italia. Di questi, ventuno sono stati segnalati dalla Regione Lazio, tutti nella provincia di Latina. Tra i casi confermati sono stati notificati 2 decessi (1 Piemonte, 1 Lazio). Da un punto di vista numerico, l’andamento epidemiologico al momento è in linea con quello degli anni precedenti, mentre la distribuzione spaziale appare invece abbastanza differente. 

I sintomi dell’infezione da West Nile sono assenti nell’80% dei casi. Quando presenti, possono variare molto in base all’età e alla condizione generale di salute. Nei bambini si manifesta spesso con una febbre lieve, nei giovani con sintomi più marcati come mal di testa e dolori muscolari, mentre negli anziani o nelle persone immunodepresse può evolvere in forme gravi, con disturbi neurologici, convulsioni, paralisi e in rari casi anche coma. Solo una piccola percentuale delle persone infette sviluppa complicazioni gravi.

La febbre del Nilo è ormai endemica nel nostro Paese. La maggior parte delle persone sviluppa solo sintomi simil-influenzali, ma nei soggetti fragili, come gli over 80, gli immunodepressi o i trapiantati, il virus può evolvere in forme gravi di meningo-encefalite. A trasmettere l’infezione non è la zanzara tigre, ma quella comune (Culex pipiens), molto diffusa soprattutto nelle aree umide.

Sebbene in Abruzzo non siano stati segnalati casi di contagio, la conferma della presenza del virus nella fauna attesta che l’infezione è già in circolazione. La Regione partecipa al sistema nazionale di sorveglianza previsto dal Piano di prevenzione e risposta alle arbovirosi 2020-2025, attivo su tutto il territorio nazionale. A coordinare le attività locali è l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”, con sede a Teramo, che svolge analisi su campioni biologici prelevati da animali selvatici e domestici e su insetti catturati in zone sensibili. Le attività di monitoraggio si concentrano soprattutto nei pressi di corsi d’acqua, stalle e centri ippici, dove la zanzara “Culex pipiens” trova habitat favorevoli.

Le raccomandazioni alla popolazione restano quelle note: evitare ristagni d’acqua, utilizzare repellenti, installare zanzariere e proteggersi durante le ore serali, quando le zanzare sono più attive.

In Abruzzo, così come nelle altre regioni coinvolte nella rete di sorveglianza, i controlli proseguiranno per tutta l’estate. I dati raccolti verranno condivisi con l’Istituto Superiore di Sanità e con le autorità sanitarie nazionali, per una gestione coordinata del rischio e per intervenire tempestivamente in caso di evoluzioni critiche.

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