L’Abruzzo si conferma come terra di storie e paesaggi degni del grande schermo con le riprese de “L’ultimo cuoco antico”, dal 2026
VILLA SANTA MARIA – L’Abruzzo si conferma come terra di storie e paesaggi degni del grande schermo a livello internazionale. Stavolta a diventare pellicola cinematografica è “L’ultimo cuoco antico”, ovvero la storia di due giovani, Ciccillo, di Villa Santa Maria, e suo cugino Giuseppe, che attraverso le vicessitudini della povertà prima e della Seconda guerra mondiale poi compiono il proprio viaggio di emancipazione umana e sociale.
Tratto da fatti realmente accaduti, il film sarà girato a partire dagli inizi del 2026 tra Abruzzo, Sicilia, Lazio, Campania e Stati Uniti. Il soggetto, che ha ottenuto il patrocinio della Federazione Italiana Cuochi, è promosso dalla Fondazione ‘Falconio’ ed è stato scritto a quattro mani nel 2024 da Emiliano Falconio e Andrea Sanguigni. Questo autunno 2025 è previsto l’inizio del casting.
“Non è solo la storia di due uomini – spiega alla stampa Emiliano Falconio – ma il racconto di un’Italia che rinasce dalle proprie ceneri. Ciccillo da Villa Santa Maria, paesino d’Abruzzo conosciuto come la patria dei cuochi, diventa metafora di resilienza, di dignità, dove gli eroi non sono quelli decorati, ma quelli che, sotto il segno del cuoco, hanno sostenuto sulle proprie spalle la rinascita di un Paese dato per spacciato”.
Quella di Ciccillo, prima garzone e poi cuoco acclamato, e di Giuseppe, emigrato negli USA e poi arruolato nell’esercito degli alleati e costretto a combattere contro la propria madre patria, è una favola moderna. Il lieto fine, in questo caso, va ritrovato nell’eredità di resilienza che valorizzazione delle tradizioni che, nella realtà dei fatti, la generazione che ha ricostruito l’Italia del secondo dopoguerra ci ha lasciato.
Nel racconto cinematografico, Ciccillo riuscirà a divenire un grande cuoco, apprezzato da nobili e politici, pur essendo partito da una condizione di fame e povertà. Suo cugino Giuseppe, invece, una volta migrato negli States si lascia persuadere dall’idea che per fare la pace bisogna prima fare la guerra, e si arruola nelle truppe alleate. Il sogno infantile di libertà lascia ufficialmente spazio alla tragedia matura quando il compagno che lo segue e ne riprende la storia con la macchina da presa per farne un documentario, muore a causa di una mina.