Confindustria L’Aquila Abruzzo Interno indica la rotta da seguire per salvare le aree interne: serve modernizzazione, nuovi servizi e l’istituzione di una zona franca urbana. Il presidente Rainaldi denuncia ritardi infrastrutturali e chiede al Governo interventi concreti per evitare lo spopolamento di 20 borghi a rischio
L’AQUILA – Modernizzazione, sviluppo tecnologico e istituzione di una zona franca urbana: è questa la ricetta proposta da Confindustria L’Aquila Abruzzo Interno per contrastare il declino demografico e l’isolamento infrastrutturale che affliggono le aree interne. A indicare la rotta è il presidente Ezio Rainaldi, alla vigilia della visita all’Aquila del ministro per gli Affari europei, il Pnrr e la Coesione, Tommaso Foti, atteso nel capoluogo il 2 luglio per l’incontro “I Comuni e la sfida del governo di area vasta”. Un appuntamento che vedrà il ministro confrontarsi con i sindaci dei territori dell’entroterra, all’interno dell’Auditorium del Parco.
“La tutela dei piccoli centri abruzzesi e delle aree interne – afferma Rainaldi – passa attraverso un modello di modernizzazione e di sviluppo tecnologico. È su questo che sollecitiamo il Governo nazionale. Confindustria – continua il presidente degli industriali – è al fianco delle istituzioni locali nel progetto sinergico, già in atto, per intercettare nuovi fondi europei da destinare alle aree più svantaggiate”.
Una fotografia preoccupante, quella tracciata da Rainaldi, che punta il dito su ritardi strutturali e mancanze ormai croniche. “Oggi ci sono paesi sprovvisti della fibra, che non sono connessi, dove mancano i servizi minimi essenziali, dalla scuola ai presidi sanitari. Comuni interni che hanno problematiche legate alla modernizzazione del Paese, che sono fuori dai circuiti di connessione, le ‘nuove autostrade virtuali’ dello sviluppo”.
Da qui la necessità di superare l’autoreferenzialità e passare ai fatti: “Sdoganare l’autoreferenzialismo e avviare progetti concreti – sottolinea Rainaldi – che coniughino ambiente e sviluppo”, e ancora “fornire servizi digitali e sanitari” nei centri più isolati.
Confindustria torna a sostenere anche l’ipotesi della zona franca urbana e ricorda che, secondo il Piano strategico delle aree interne delineato proprio dal ministro Foti, “sono 20 i borghi abruzzesi che potrebbero non sopravvivere, nei prossimi anni, a causa del basso tasso di natalità che si contrappone all’elevato indice di vecchiaia e alla variazione negativa della popolazione”.
Un problema che incide anche sul tessuto produttivo. “Le aziende – osserva il presidente degli industriali – devono innovarsi tecnologicamente, adeguarsi alla transizione ecologica, aumentare produttività e sostenibilità dei processi. Un discorso – continua – che vale anche per le piccole e medie imprese. Ma farlo in un’area interna, carente di infrastrutture e servizi, risulta più complesso”.
Per questo, conclude Rainaldi, “fare sistema per colmare il gap accumulato nel tempo dai piccoli centri abruzzesi, che possono rivelarsi, se inseriti in un progetto lungimirante di programmazione socio-economica, una risorsa importante per l’Abruzzo”.