L’associazione ambientalista denuncia ventotto anni di stallo in una delle aree più pregiate dell’Adriatico. “È tempo che le istituzioni facciano il loro dovere”
CHIETI – Ventotto anni dopo la sua individuazione, il Parco Nazionale della Costa Teatina resta un progetto incompiuto, sospeso tra atti formali, silenzi istituzionali e una crescente pressione edilizia che ne minaccia l’integrità. Ora il WWF Italia rompe gli indugi e, assistito dall’avvocato Alessandro Corporente, diffida formalmente la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) e la Regione Abruzzo a concludere il procedimento previsto dalla legge.
Nella nota inviata alle istituzioni, l’associazione ambientalista ripercorre l’“intricata vicenda” del Parco: individuato nel 1997, formalmente istituito nel 2001, perimetrato da un commissario ad acta nel 2015, ma mai effettivamente attivato. A distanza di quasi tre decenni, il quadro che emerge è quello di un’opportunità mancata e di un territorio lasciato privo delle tutele previste dalla normativa nazionale.
Il WWF richiama in particolare la relazione 2016 del Ministero dell’Ambiente al Parlamento, che già evidenziava l’inadempienza delle amministrazioni nel completare l’iter di istituzione, nonostante da tempo siano stati acquisiti tutti gli atti propedeutici: perimetrazione provvisoria e misure di salvaguardia. Un trattamento ben diverso, sottolinea l’associazione, da quello riservato ad altri casi analoghi, come il Parco Nazionale del Matese, per cui il MASE ha proceduto con prontezza.
Nel frattempo, denuncia il WWF, nell’area della Costa Teatina – un tratto di litorale abruzzese dalla straordinaria valenza naturalistica e paesaggistica – sono proliferate attività edilizie residenziali e commerciali “non consentite”, in violazione delle misure di salvaguardia previste. Un’aggressione che rischia di compromettere irreversibilmente l’equilibrio ecologico e la biodiversità di un territorio che la legge avrebbe dovuto già da tempo proteggere.
“La presenza di un’area protetta di rilevanza nazionale – dichiara Luciano Di Tizio, presidente del WWF Italia – rappresenta lo strumento più idoneo per assicurare una pianificazione territoriale capace di coniugare conservazione, paesaggio e turismo sostenibile. Il Parco, inoltre, consentirebbe l’accesso a fondi specifici, fondamentali per garantire la manutenzione della Via Verde, oggi economicamente insostenibile per i Comuni.”
La diffida si chiude con un monito: se le istituzioni non daranno risposte concrete e tempestive, il WWF si riserva di procedere con ulteriori azioni, inclusi eventuali ricorsi giurisdizionali.