Partito da Madrid all’inizio di giugno, Gabriele ha pensato a ogni tappa come a un’occasione di incontro con realtà diverse
ARSITA – Un viaggio in bicicletta di oltre 2.600 chilometri, attraverso tre catene montuose, Pirenei, Alpi e Appennini, per tornare dall’Erasmus a casa, in Abruzzo. È l’esperienza che sta vivendo Gabriele Modesti, 25 anni, originario di Arsita, studente della magistrale in Sociologia e sviluppo territoriale all’Università del Salento. Più che un’impresa sportiva, la sua è una vera esplorazione umana e sociale, un percorso che unisce studio, osservazione e lentezza.
Partito da Madrid all’inizio di giugno, Gabriele ha pensato a ogni tappa come a un’occasione di incontro con realtà diverse. Da Saragozza ha scalato i Pirenei, varcato il confine francese a Lourdes e pedalato lungo la costa atlantica fino a Nizza. Poi l’ingresso in Italia dal Colle della Lombarda, attraverso le Alpi Marittime. Da lì, la Liguria – dove attualmente si trova, in Val Bormida – e poi giù verso l’Abruzzo, passando per Toscana e Lazio. Il tutto dormendo quasi sempre in tenda, tra laghi, montagne e angoli nascosti.
“Mi fermo nei luoghi che mi colpiscono, anche solo per osservarli meglio, per capire cosa li tiene vivi”, racconta Gabriele, che ogni giorno percorre in media 80-100 chilometri. L’obiettivo è arrivare ad Arsita entro fine giugno, chiudendo così la sua Vuelta Rural, un titolo che gioca sul doppio significato di “ritorno” e “rurale”, per sottolineare l’anima profonda del progetto.
Non è un caso, infatti, che la sua tesi triennale fosse incentrata sullo spopolamento della Valle del Fino, dove è cresciuto. Con questo viaggio, Gabriele intende osservare dal vivo i fenomeni sociali che studia sui libri: dalla spiritualità di Lourdes al nudismo comunitario di Cap d’Agde, dai villaggi abbandonati della Castiglia alle diverse forme di vita collettiva tra Francia, Spagna e Italia. Uno sguardo sociologico in movimento, che attraversa territori e contraddizioni del Sud Europa.
Il viaggio è sostenuto da due sponsor privati e da una raccolta fondi sui social, dove Gabriele documenta tappa per tappa la sua esperienza. “Questa avventura – racconta – è anche una critica silenziosa ai modelli dominanti, alla frenesia urbana, a un modo di vivere che spesso ci allontana da ciò che conta. Con la bici, provo a dare voce al mondo rurale e a ripensare il Sud, partendo da casa mia”.