Fondi europei, Abruzzo fermo al palo: spesi solo spiccioli a fronte di oltre un miliardo disponibile

21 Giugno 2025
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È quanto emerge dal rapporto del Servizio Studi della Camera sulla politica di coesione in Italia che evidenzia il divario tra le Regioni più virtuose del Nord, il Sud e quelle in transizione come Abruzzo, Marche e Umbria

ROMA – L’Abruzzo rischia di perdere un’occasione storica di crescita e sviluppo. A certificarlo è il Servizio Studi della Camera dei Deputati, che in un recente rapporto ha fotografato lo stato di avanzamento della spesa dei fondi strutturali europei 2021-2027. Il quadro che emerge non è rassicurante: nella nostra regione, su oltre un miliardo di euro di risorse disponibili, soltanto una minima parte è stata effettivamente spesa. Una percentuale marginale – meno del 6% per i programmi regionali e addirittura appena lo 0,1% per quelli nazionali – che pone l’Abruzzo in forte ritardo rispetto agli obiettivi di spesa e realizzazione degli interventi.

I fondi strutturali, in particolare il FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale) e il FSE+ (Fondo sociale europeo), rappresentano il principale strumento con cui l’Unione Europea sostiene l’occupazione, l’innovazione, la coesione sociale, la transizione digitale ed ecologica, il rafforzamento dei servizi pubblici. Parliamo di interventi che potrebbero migliorare concretamente la vita delle persone: nuove infrastrutture, sostegno alle imprese, riqualificazione urbana, servizi per i giovani e per le fasce fragili della popolazione.

Nonostante ciò, il tasso di utilizzo dei fondi in Abruzzo è ancora fermo ai blocchi di partenza. Le risorse ci sono, ma non vengono trasformate in cantieri, progetti, opportunità. Un ritardo che rischia di essere fatale: i fondi europei sono vincolati a scadenze precise e, se non spesi entro il termine previsto, devono essere restituiti. In un momento in cui le difficoltà economiche e sociali impongono alle amministrazioni pubbliche di investire con efficacia ogni centesimo disponibile, questa lentezza nella programmazione appare ancor più allarmante.

La situazione riguarda in parte anche le altre regioni “in transizione”, come Marche e Umbria, ma l’Abruzzo, con oltre 1,17 miliardi ancora bloccati, si distingue per la distanza tra risorse disponibili e capacità di metterle a terra.

Sono le Regioni più sviluppate (sostanzialmente del Nord) quelle che riescono ad utilizzare meglio i fondi strutturali europei, mentre quelle meno sviluppate, dove le risorse dovrebbero essere più necessarie, sfruttano le disponibilità con meno efficacia.

Nel caso dell’Abruzzo, si tratta di una sfida che non riguarda solo i bilanci, ma il futuro di un’intera comunità. Non investire questi fondi significa rinunciare a modernizzare il territorio, a offrire servizi più efficienti, a creare nuove opportunità per cittadini e le imprese.

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