A Palazzo Cipolloni, una preziosa esposizione anticipa l’asta della casa Gliubich: in mostra opere rare di Michetti, Michele e Tommaso Cascella, Patini, molte delle quali tornano in Abruzzo dopo decenni all’estero. Tra riscoperte, inediti e storie di emigrazione, l’arte regionale tra ’800 e ’900 torna a farsi ammirare dalla sua terra
L’AQUILA – Tesori d’arte riemergono dall’oblio per essere restituiti, almeno temporaneamente, alla comunità abruzzese che, attraverso queste opere, ritrova frammenti della propria memoria. Capolavori rari di alcune tra le figure più rappresentative della scena artistica abruzzese a cavallo tra Otto e Novecento – da Francesco Paolo Michetti a Teofilo Patini, passando per Michele e Tommaso Cascella – sono esposti in questi giorni a L’Aquila, nei suggestivi ambienti restaurati di Palazzo Cipolloni e vi resteranno per tutto il weekend.
È il preludio alla 33ª edizione dell’asta internazionale organizzata dalla casa Gliubich, in programma dal 25 al 27 giugno, che vedrà nella sua sessione finale una rassegna interamente dedicata agli artisti abruzzesi. L’esposizione, aperta al pubblico fino al 23 giugno, offre uno spaccato raro e ricercato della produzione artistica regionale.
Tra i pezzi di maggior rilievo spicca un ritratto femminile di Michele Cascella dipinto durante il soggiorno a New York, accostato a una seconda versione con lo stesso soggetto in abiti più sobri. Presenti anche un raro pastello di Tommaso Cascella con veduta aerea della Maiella e un inedito di Michetti realizzato con la tecnica ‘a fumo’: “un disegno ottenuto su carta bianca lucida annerita con fiamma di candela, da cui l’immagine emerge tramite rimozione con batuffoli di ovatta”, come descritto in una lettera del 1922 che ne attesta l’esposizione a Napoli.
A sorprendere è anche la storia dietro le opere: molte provengono da collezioni private di famiglie emigrate all’estero o da mercanti internazionali, con provenienze che spaziano dagli Stati Uniti al Brasile, dal Regno Unito all’Olanda. Una delle riscoperte più importanti è firmata Teofilo Patini: un’opera rintracciata in Inghilterra da Gianluca Gliubich e raffigurante lo stesso soggetto della pala d’altare custodita nella chiesa delle Anime Sante all’Aquila. L’opera, transitata anni fa attraverso i canali di Sotheby’s, una delle principali case d’asta internazionali, è stata successivamente rintracciata e riportata in Abruzzo.