Fine vita, opposizione compatta dopo il voto in Aula: “Tradite oltre 8mila firme. Bocciatura è resa morale”

19 Giugno 2025
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Le opposizioni in Consiglio regionale attaccano la maggioranza dopo il no alla proposta di legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito. “Una resa morale e un arretramento sui diritti civili. Un insulto a tutte quelle persone che ogni giorno affrontano la sofferenza senza tutele né certezze”

L’AQUILA – La bocciatura in Consiglio regionale della proposta di legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito, sostenuta da 8.119 cittadini abruzzesi, ha scatenato la dura reazione delle forze di opposizione. Dai banchi del Patto per l’Abruzzo – coalizione che riunisce PD, M5S, Abruzzo Insieme, AVS, Azione e Riformisti – arriva un giudizio unanime: il Consiglio ha perso un’occasione storica, anteponendo l’ideologia al senso di responsabilità istituzionale e al dovere di offrire una risposta concreta a chi vive una condizione di sofferenza estrema.

Per il Partito Democratico, si è trattato di un arretramento sui diritti, di una resa morale:

“Quella di oggi è una brutta pagina per il Consiglio Regionale d’Abruzzo e per la politica tutta: di fronte a una proposta di legge sul fine vita attesa, condivisa, urgente e sostenuta da un’ampia e significativa iniziativa popolare, la destra ha scelto ancora una volta la strada del comodo temporeggiamento. È un comportamento grave, un insulto a tutte quelle persone e famiglie che ogni giorno affrontano la sofferenza senza tutele, senza certezze, senza una legge che riconosca il diritto fondamentale alla libertà e alla dignità fino all’ultimo istante della vita”.

“Il centrodestra ha dimostrato, ancora una volta, incapacità di affrontare con coraggio e responsabilità i grandi temi civili del nostro tempo – proseguono gli esponenti del Pd – Ha preferito nascondersi, forse intimorito più dalla paura di perdere consenso che di dare il via a un’iniziativa civica di enorme significato. Ma le sofferenze delle persone non possono divenire campo neutro della politica né essere giudicate com’è accaduto per bocca di qualcuno oggi in aula: la proposta di legge sul fine vita non è né ideologica né divisiva, ma nasce dalla necessità concreta di offrire un quadro normativo chiaro, umano e rispettoso per chi affronta condizioni di sofferenza irreversibile. Era ed è il tentativo, civile e responsabile, di colmare un vuoto che la politica ha il dovere di affrontare, senza più delegare tutto alle sentenze della Corte Costituzionale”.

“Oggi il Consiglio regionale d’Abruzzo – conclude il Pd – ha perso un’occasione storica. La bocciatura è una resa morale, un arretramento sul piano dei diritti civili, che però non arresta la mobilitazione a favore di questa battaglia di iniziativa popolare, che, quindi, coinvolge la società e le istituzioni. La dignità non può aspettare, come dimostra la storia di Daniele Pieroni, scrittore pescarese che ha usufruito della scelta resa possibile dal fatto che risiedeva in Toscana, unica Regione che ha espresso tale indirizzo”.

Sulla stessa linea, il consigliere regionale Luciano D’Amico, capogruppo del Patto per l’Abruzzo, scrive:

“Il Consiglio regionale d’Abruzzo oggi ha bocciato un provvedimento che avrebbe ampliato i diritti dei cittadini che vivono in condizione di estrema sofferenza, rifiutandosi di ascoltare le richieste di migliaia di persone che hanno sottoscritto, con ben 8.119 firme, la legge di iniziativa popolare sul fine vita, scritta dall’Associazione Luca Coscioni. Un’occasione persa che ha impedito all’Abruzzo di compiere quel passo avanti nella sfera dei diritti legati alla dignità della persona”.

D’Amico entra nel merito tecnico e normativo:

“In Italia – continua D’Amico – ai sensi della legge 219/17, un malato può scegliere il rifiuto delle terapie o l’interruzione della sedazione profonda, oppure, ricorrendo le condizioni previste dalla sentenza 242/19, accedere all’aiuto alla morte volontaria. Noi abbiamo lavorato all’interno delle commissioni competenti affinché in Abruzzo, così come in Toscana, si legiferasse per stabilire un protocollo chiaro per la gestione delle richieste di fine vita come previsto dalla legge nazionale e dalla corte Costituzionale. Lo abbiamo fatto con convinzione perché questa legge, per la quale ringraziamo l’Associazione Luca Coscioni, è una di quelle norme che potremmo definire ‘tempo dipendenti’ perché mentre noi discutiamo sulla competenza della Regione Abruzzo a legiferare sul tema, nonostante sia stata chiaramente definita dal Collegio delle garanzie statutarie, e mentre aspettiamo che il Senato avvii una discussione su un futuro disegno di legge, ci sono persone che soffrono: oggi è possibile interrompere la nutrizione artificiale e l’idratazione artificiale e morire per disidratazione o per progressiva compromissione delle condizioni fisiologiche avviandosi verso la morte con sofferenze inaudite, ma non fare ricorso al suicidio assistito. Così come è possibile rifiutare il supporto di ventilazione meccanica e affrontare la morte per progressivo soffocamento, ma non accedere al suicidio assistito: non si capisce il motivo, ma bisogna soffrire anche per morire”.

Anche il Movimento 5 Stelle, con i consiglieri regionali Francesco Taglieri ed Erika Alessandrini, ha espresso forte indignazione per l’esito del voto:

“Con un voto che tradisce la volontà di oltre ottomila cittadine e cittadini, oggi, in Consiglio regionale la maggioranza di destra ha bocciato la proposta di legge per dare regole e tempi certi alla scelta libera e consapevole di gestire il proprio fine vita da parte di persone affette da patologie gravi e irreversibili. Siamo davanti a una sconfitta per l’Abruzzo – hanno aggiunto gli esponenti pentastellati – ma soprattutto per chi vive ogni giorno dentro una sofferenza che non lascia scampo. La destra – hanno concluso – ha scelto scientemente di ignorare il grido silenzioso di chi chiedeva solo il diritto di poter scegliere e ha voluto mandare al macero 8.119 firme di cittadini protagonisti di un prezioso momento di democrazia”.

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