Distrutti 26 mezzi e danni per oltre sei milioni di euro: il responsabile dell’impianto Asm accusato di incendio colposo. Al centro dell’inchiesta presunte irregolarità nella gestione della struttura e una parete tagliafuoco sotto esame
L’AQUILA – Per il devastante incendio che due anni fa colpì il capannone dell’Asm, l’Azienda servizi municipalizzati dell’Aquila, distruggendo 26 mezzi e causando sei milioni di euro di danni, c’è un imputato: si tratta di Fabio Ianni, responsabile dell’impianto, per il quale la Procura, tramite il pm Ugo Timpano, ha chiesto e ottenuto dal giudice per le udienze preliminari, Giulia Colangeli, il rinvio a giudizio per incendio colposo: il processo è stato fissato in tribunale per il 17 settembre 2025.
La parte dell’inchiesta che ipotizzava il dolo è stata precedentemente archiviata, in assenza di prove. Resta però, secondo la Procura, la responsabilità legata a presunte irregolarità nella gestione della struttura, che avrebbero favorito il propagarsi delle fiamme. Una tesi rigettata con decisione dalla difesa: gli avvocati Gennaro Cozzolino e Francesco Rosettini hanno ribadito la richiesta di archiviazione e scelto di non rilasciare dichiarazioni alla stampa.
Secondo gli inquirenti, l’impianto in questione non avrebbe rispettato le normative previste per la realizzazione di una piattaforma ecologica di tipo A, con particolare riferimento a una stazione di stoccaggio adiacente alla sede Asm. Al centro delle contestazioni, un presunto deposito abusivo di plastica, accumulata all’aperto e senza adeguata copertura, che avrebbe facilitato l’innesco e la diffusione dell’incendio.
Tra i nodi tecnici più rilevanti, la questione della parete tagliafuoco: la perizia dovrà accertare se fossero garantiti i tre requisiti fondamentali – resistenza, ermeticità e isolamento – previsti dalle normative antincendio.