Maxi operazione antidroga tra Abruzzo e Lombardia: 12 arresti a Pescara e 423kg di stupefacenti sequestrati

12 Giugno 2025
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L’accusa per i 12 è di associazione a delinquere con finalità di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti

PESCARA – Sono dodici le persone finite in carcere a Pescara con l’accusa di associazione a delinquere con finalità di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti. L’operazione è il risultato di un’indagine condotta dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Pescara, su impulso della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di L’Aquila. L’inchiesta ha preso il via nel gennaio 2024, e si è ispirata all’operazione “Kirivò”, che in passato aveva colpito un’associazione di stampo mafioso, composta da rom, radicata nel quartiere Rancitelli di Pescara, con base nel ferro di cavallo.

Secondo quanto emerso dalle indagini, gli indagati, prevalentemente di origine albanese, avrebbero dato vita a un’organizzazione criminale ben strutturata con base decisionale in Abruzzo, tra Montesilvano e Città Sant’Angelo. La rete era però ramificata anche al Nord, con presenze operative nelle province di Milano, Brescia e Varese, occupandosi di tutte le fasi del traffico di stupefacenti: dall’acquisizione alla produzione fino all’immissione sul mercato di diverse sostanze, tra cui cocaina, marijuana, eroina e una pericolosa varietà di cannabis nota come “amnesia”.

Nel corso delle attività investigative sono stati sequestrati 421 kg di marijuana e 2 kg di cocaina. Una parte della produzione avveniva all’interno di un capannone industriale a Piadena Drizzona, in provincia di Cremona, adibito alla coltivazione di cannabis. La cocaina, invece, veniva reperita tramite un canale attivo in Lombardia, e trasportata in Abruzzo con furgoni a noleggio. L’inchiesta ha fatto luce anche sul sistema di movimentazione del denaro, scoprendo che una parte dei proventi dello spaccio veniva infatti trasferita in Albania, a conferma del respiro internazionale del traffico.

Gli investigatori hanno documentato come il gruppo criminale adottasse misure sofisticate per sfuggire ai controlli. Gli indagati facevano largo uso di applicazioni di messaggistica crittografata e di schede telefoniche intestate a soggetti estranei all’organizzazione, dimostrando una chiara consapevolezza delle tecniche investigative adottate dalle forze dell’ordine.

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