La Corte dei conti dell’Abruzzo ha disposto il rinvio a giudizio per 21 tra ex amministratori, dirigenti e sindaci del Consorzio acquedottistico marsicano, accusati di aver causato un danno erariale pari a 19 milioni di euro. Tra gli imputati, l’assessore regionale Quaglieri e il sindaco di Avezzano Di Pangrazio. Contestate gravi irregolarità nella gestione tra il 2007 e il 2017
AVEZZANO – È stato disposto dalla Corte dei conti dell’Abruzzo il rinvio a giudizio per 21 ex amministratori, dirigenti, sindaci e revisori del Consorzio Acquedottistico Marsicano (Cam), accusati a vario titolo di aver causato un danno erariale stimato fino a 19 milioni di euro. La vicenda riguarda la gestione finanziaria del consorzio tra il 2007 e il 2017, periodo nel quale, secondo la Procura contabile, sarebbero stati occultati squilibri strutturali nei conti e prorogata l’attività ordinaria nonostante la perdita integrale del capitale.
Tra i nomi coinvolti spiccano quelli dell’attuale assessore regionale al Bilancio Mario Quaglieri, del sindaco di Avezzano Giovanni Di Pangrazio e di numerosi ex membri del consiglio di gestione e del collegio sindacale.
Gli altri imputati sono Gianfranco Tedeschi, sindaco d Cerchio, Pasqualino Di Cristofano, sindaco di Magliano de’ Marsi, e amministratore unico di Abruzzo progetti, società in house della Regione Abruzzo, Armando Floris, portavoce del sindaco Di Pangrazio, e ancora Danilo Lucangeli, Ettore Scatena, Pasqualino Tarquini, Berardinio Franchi, Andrea Ziruolo, Luca Erminio Ciarlini, Giuseppe Venturini, Lucia Falcetelli, Fabio Coglitore, Antonio Lombardi, Antonino Lusi, Bruno Ranari, Dario De Luca, Mario Mazzetti, Paola Attili, Mariano Salvalaggio.
Secondo la ricostruzione della magistratura contabile, già dal 2015 la situazione patrimoniale del Cam imponeva l’avvio della procedura di liquidazione o la ricapitalizzazione, invece mai avvenuta. Le perdite, si legge negli atti, sarebbero state coperte da rettifiche contabili irregolari, con conseguente aggravio del debito.
La Procura contesta che la prosecuzione dell’attività in assenza di interventi correttivi abbia incrementato l’esposizione finanziaria e generato nuove passività, come imposte non dovute, interessi e forniture non coperte da bilancio. I danni, quantificati in forma alternativa tra le cifre di 6,3 e 12 milioni di euro per alcune posizioni, riguardano sia le responsabilità dirette (in solido per dolo) sia quelle per colpa grave.
Alcuni degli indagati hanno già presentato memorie difensive, sostenendo la buona fede, l’assenza di deleghe operative o la necessità di garantire un servizio pubblico essenziale. Argomentazioni che la Procura, tuttavia, ritiene “fuorvianti” e non sufficienti a giustificare la mancata osservanza della normativa societaria vigente.
L’udienza è fissata per il 16 dicembre 2025. I convenuti potranno costituirsi in giudizio entro il 25 novembre. Archiviata, invece, la posizione di tre ex componenti del collegio sindacale, esclusi in quanto ritenuti estranei alle decisioni contestate.